Cosa hanno in comune un carretto siciliano e una bottiglia d’olio?

Cosa hanno in comune un carretto siciliano e una bottiglia d’olio?

In Sicilia, in una cantina buia e polverosa, alcuni anni fa stava stipato un antico carretto siciliano: in passato, aveva lavorato molto per trasportare olive appena raccolte ma anche sansa, durante il periodo successivo alla festività dei Morti: la tradizione, allora, infatti, imponeva la raccolta a partire da novembre fino a gennaio. Abbandonato, nel corso degli anni, aveva perso tutta la sua magnificenza ed era ricoperto dalla polvere. Ed era proprio così che Francesca lo aveva visto sempre: senza i suoi colori e la sua capacità di raccontare. Quello, per lei, era il carretto siciliano di famiglia nero e polveroso.

Michele, quando inaugurò il nuovo frantoio, decise che era tempo che il carretto avesse una nuova vita e tornasse a brillare. Il lavoro di restaurazione iniziò e al suo completamento il carretto tornò a essere bello, colorato e iconico: era di nuovo pronto ad affascinare e a “cuntari” di avvenimenti e storie accaduti anche molti anni fa.

I carretti siciliani, infatti, sono molto antichi: essi risalgono alla seconda metà del ‘700 e, già allora, impressionavano l’occhio di chi li guardava con i loro disegni e i loro colori. Quando un secolo dopo, nella primavera del 1885, Guy de Maupassant ne vide uno per la prima volta, lo definì un “rebus che cammina” per il valore dei suoi elementi decorativi:

“Tali carretti, piccole scatole quadrate, appollaiate molto in alto su ruote gialle, sono decorati con pitture semplici e curiose, che rappresentano fatti storici, avventure di ogni tipo, incontri di sovrani, ma prevalentemente le battaglie di Napoleone I e delle crociate; perfino i raggi delle ruote sono lavorati. Il cavallo che li trascina porta un pennacchio sulla testa e un altro a metà della schiena…. Quei veicoli dipinti, buffi e diversi tra loro, percorrono le strade, attirano l’occhio e la mente come dei rebus che viene sempre la voglia di risolvere “. [Fonte: ilSicilia.it]

Dal primo momento in cui sono comparsi in Sicilia, essi hanno raccolto e raccontato gli avvenimenti storici e religiosi più importanti attraverso le loro immagini vivamente disegnate. Non sono mai stati dei semplici mezzi di trasporto un po’ “sopra le righe”, ma dei veri e propri depositi di storia, arte e cultura, frutto di mesi e mesi di lavoro artigianale, sapiente tecnica e numerosi attrezzi. A ulteriore conferma di ciò, ancora oggi, le due principali città della nostra isola, Catania e Palermo, continuano a decorare i propri carretti con dettagli diversi, perché diverse sono le loro tradizioni. Nella prima città, lo sfondo è rosso, come la lava dell’Etna, e su di esso trovano spazio decorazioni e intagli sofisticati. Nella seconda, invece, le tinte sono prevalentemente gialle, come i limoni della Sicilia, e le rappresentazioni sono più “spartane”, legate principalmente a fatti e personaggi cavallereschi e religiosi.

Il carretto nero e logoro di Francesca era un carretto con un’anima ingabbiata che aspettava solo di essere liberata. E nella stessa maniera, abbiamo pensato anche alle bottiglie di olio: come a dei piccoli, scuri carretti che aspettavano solo di essere reinterpretati per diventare giusto contenitore dell’olio extravergine d’oliva. Da sempre, siamo abituati a vedere questi contenitori per l’olio in una certa maniera, con certi colori e vesti grafiche e ci dimentichiamo che, invece, possono essere altamente espressivi, capaci, anch’essi, di raccontare i colori, le tradizioni, l’arte e la cultura della terra da cui provengono.

La nostra innovazione, a partire dalla campagna olearia 2014, è stata proprio quella di rendere queste anime visibili e libere. Le etichette favola, come in un carretto siciliano, vibrano di colori accesi e sono ricche di dettagli che parlano della nostra terra d’origine e dei valori in cui crediamo:

  • le ceramiche tradizionali della Sicilia sono un invito alla nostra tavola, a condividere e gustare con noi le nostre specialità;
  • i fiori di boungavillae e il cactus sono icone del tradizionale paesaggio mediterraneo;
  • così come la ruota di un antico carretto siciliano, il fiore dell’albero d’olivo, le onde che rievocano il mare e le antiche maioliche.

Da allora, ulteriori dettagli hanno arricchito le nostre bottiglie, come la testa di Moro sulla nostra favola Cerasuola IGP Sicilia.

Esse vogliono essere testimoni della nostra identità come azienda, come famiglia e come territorio: la Sicilia laboriosa che si impegna con ambizione e con rispetto del territorio per diffondere in tutto il mondo quello che non è solo un prodotto, ma il simbolo della dieta mediterranea e del buon gusto, l’olio.

E voi, cosa ne pensate?

CONDIVIDI
Condividi su facebook
Condividi su whatsapp
Condividi su telegram
Condividi su twitter
Condividi su email
Torna su